Melanie Monique Echevarria nasce nell’ottobre del 1981. Cresciuta in Liguria e trasferitasi in Toscana, lavora fin da giovanissima, frequentando le scuole serali.
Laureatasi in Scienze infermieristiche, è oggi un’infermiera strumentalista che non ha mai abbandonato la scrittura.
Questo è il suo primo romanzo.

Ma ora conosciamolo meglio tramite questa breve intervista.
Riporto di seguito le sue risposte senza modifiche, tagli o aggiunte da me apportate.
⁃ Per iniziare, c’è qualcosa di te, del tuo carattere, delle tue passioni che ti piacerebbe condividere con noi?
Caratterialmente, sono una persona eclettica: amo fare tante cose ed impararne di nuove. Mi piace studiare, viaggiare, praticare sport, ovviamente scrivere e leggere, ma con l’età ho imparato a “dosare” queste passioni cercando di non sovrapporre gli obiettivi perché facendo troppe cose insieme rischio di non farne venir bene nemmeno una.
Per il resto mi definirei resiliente, determinata e un po’ permalosa.
– Esistono uno o più libri o scrittori che hanno avuto una grande influenza nella tua vita?
Per quanto riguarda gli scrittori, J.K. Rowilng, Ernest Hemingway, José Saramago, ma soprattutto Charles Bukowski. Indipendentemente dal fatto che mi piace quello che scrivono, con questi autori sento un legame particolare: abbiamo similitudini per quanto riguarda le esperienze di vita ma, soprattutto, non hanno mai “mollato”. Hanno creduto nelle loro capacità ed alla fine ce l’hanno fatta.
⁃ Per quanto riguarda la lettura quali generi preferisci leggere?
A parte gli autori sopra citati, mi piace leggere un po’ di tutto a seconda dello stato emotivo del periodo, spazio fra i generi più disparati ma il mio preferito è senza ombra di dubbio il romanzo storico, e gli autori che amo di più sono Ken Follet e Ildefonso Falcones.
– Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?
La passione per la scrittura è nata con me, la sento come una cosa intrinseca che c’è sempre stata. Fin da bambina attendevo con ansia il giorno in cui si faceva il tema e già da lì scrivere mi faceva stare bene.

⁃ Com’è nata l’idea del tuo libro? Parlaci un po’ della nascita della tua pubblicazione.
Sembra banale, ma è nata dall’esigenza di scrivere. Io non parlo molto però scrivo, ed ho scritto cose che non ho mai detto a nessuno. Credo che ogni autore parli un po’ di se stesso nella propria opera, che ci sia una (più o meno marcata) impronta autobiografica in particolar modo nel primo lavoro. Pubblicare questo lavoro mi ha letteralmente liberata, finalmente, da aspetti terribili che mi son portata dentro quarant’anni. In un certo senso è stata come una terapia e, man mano che proseguivo, prendeva piede in me il desiderio di pubblicare non solo per soddisfazione personale e per far conoscere la mia scrittura, ma anche per essere d’aiuto e far riflettere.
– Quanto tempo hai impiegato per scrivere l’intera storia?
Diciamo che una prima bozza è stata nel cassetto qualche anno, poi dal momento in cui ho deciso di scontrarmi con lo spietato mondo dell’editoria, in pochi mesi l’ho rimesso in piedi ed ho iniziato a proporlo.
– Cosa vorresti far arrivare a chi legge il tuo romanzo? E su cosa vorresti far riflettere?
Vorrei che arrivasse la grande forza della protagonista che ha lottato con le unghie e con i denti per rimanere a galla.
Purtroppo storie come questa ce ne sono a bizzeffe in questo mondo marcio, cosa sarebbe successo se Emma non si fosse scontrata con l’omertà di molti adulti, alcuni dei quali hanno cercato di approfittarsi di lei? Su questo vorrei far riflettere, sull’omertà, perché ognuno di noi ha una grande responsabilità in questa società. Emma ce l’ha fatta, molti altri ragazzi no.
⁃ Hai altri progetti in vista? Magari un altro libro?
Sì, sto lavorando al mio secondo romanzo.
Per il resto, mi piacerebbe, un giorno, qualificarmi come editor.
– Ci sono dei consigli che vorresti dare ad aspiranti scrittori/scrittrici? O a che sta leggendo questa intervista?
Ci sono dei consigli che vorrei dare, in effetti. In primo luogo, non scrivete con l’obiettivo di far soldi, credo sia la cosa più sbagliata che un aspirante autore possa fare: scrivete con l’obiettivo di comunicare, di portare il vostro lettore fra le pagine, nei luoghi che descrivete. Scrivete con l’obiettivo di fare rabbrividire, piangere, sorridere o spaventare, ma non per i soldi a meno che non vogliate fare i ghost writer.
In secondo luogo, pur facendo tesoro delle critiche siate fedeli alla vostra impronta stilistica, è il vostro marchio. Se a un editore non piace, di editori al mondo ce ne sono tanti.
– C’è altro che vorresti aggiungere o di cui vorresti parlarci?
Vorrei dire a chi ha letto il mio lavoro o a chi lo leggerà, che il finale l’ho voluto in quel modo sia per lasciare spazio alla fantasia del lettore sia perché la storia proseguirà. Alcuni possono pensare che sembri “tagliato” mentre in realtà, è stato fatto con cognizione di causa. Credo che da autori emergenti sia meglio evitare di scrivere lavori troppo lunghi, sarebbe più difficile trovare una casa editrice che dia fiducia.

Per l’acquisto del libro di questo autore, o per maggiori informazioni, potete trovare tutto quanto sui principali store del web e, nel mio articolo di qualche giorno fa, potete trovare trama e recensione.
Buona lettura!
Ciao
belle le interviste e bel blog! Molto utile per chi è sempre alla ricerca di libri nuovi da leggere!
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