Intervista alla scrittrice Silvia Schenatti

“Sono Silvia Schenatti, ho trent’anni e vivo nel lecchese.

Fin dai primi attimi, ho avuto una vita “particolare”. Infatti, a causa di complicanze durante il parto, sono nata con un’importante disabilità motoria, per la quale i medici emisero subito sentenza inappellabile: non avrei mai camminato né parlato, letto né scritto.

Nonostante la triste diagnosi, grazie al mio carattere tosto e al sostegno della mia famiglia, sin dai primi anni di vita mi sono sottoposta a settimanali sedute di fisioterapia e logopedia, che mi hanno permesso di fare ottimi miglioramenti e raggiungere, nel tempo, un buon grado di autonomia.

Ho intrapreso un ordinario percorso scolastico, frequentando scuole pubbliche e raggiungendo anche soddisfacenti risultati.

Ottenuto il diploma presso il Liceo socio-psico-pedagogico, mi sono iscritta alla facoltà di Giurisprudenza, in cui, dopo cinque anni, mi sono laureata con lode, discutendo una tesi in diritto penale. Nell’ottobre 2021, a completamento di tirocinio e pratica forense, ho conseguito il titolo di Avvocato.

Anche nella vita privata ho vissuto esperienze del tutto simili a quelle di ogni ragazza, sperimentando storie e delusioni d’amore e d’amicizia.”

Trama del libro di Silvia Schenatti

Ma ora conosciamola meglio tramite questa breve intervista.
Riporto di seguito le sue risposte senza modifiche, tagli o aggiunte da me apportate.

⁃ Per iniziare, c’è qualcosa di te, del tuo carattere, delle tue passioni che ti piacerebbe condividere con noi?

Come già anticipato, sono una persona con un carattere abbastanza tosto e determinato, per cui non è facile farmi cambiare idea. Grazie a questo mio “lato” sono riuscita a raggiungere diversi obiettivi che mi ero prefissata, sia in campo professionale che privato. Ad esempio, nonostante le difficoltà motorie, da amante della montagna (una delle mie passioni) mi piace fare lunghe passeggiate nella natura, raggiungendo anche rifugi.

Un’altra mia grande passione è il calcio. Curiosamente, questo interesse ha inciso anche sull’ambientazione de “L’inferno dentro i suoi occhi”: infatti, ho deciso di sviluppare il romanzo a Liverpool perché è la città della squadra (estera) che simpatizzo. Essendoci un personaggio del libro molto appassionato del pallone, ho preferito non rivelare la mia squadra del cuore (l’Inter), scegliendo un ambiente più neutro al fine di garantire la par condicio fra le varie tifoserie italiane.

⁃ Esistono uno o più libri o scrittori che hanno avuto una grande influenza nella tua vita o hanno influito sul tuo stile di scrittura?

In linea di massima mi piace molto il genere giallo/thriller, al quale è riconducibile il mio romanzo. Il “giallista” che mi ha avvicinata a questo mondo, già negli anni dell’adolescenza, è stato sicuramente Dan Brown.

Con riferimento, invece, allo stile di scrittura amo molto Alessandro Manzoni, del quale, frequentando le scuole nel lecchese, ho letto integralmente il suo capolavoro, “I promessi sposi”. Di lui mi affascina l’accuratezza della punteggiatura, la quale è diventata anche una mia fissazione.

Infine, in merito alla tecnica di costruzione di un romanzo, per me è stato illuminante “Il viaggio dell’Eroe” di Christopher Vogler.

⁃ Per quanto riguarda la lettura c’è un libro che ha lasciato il segno nella tua vita?

Come già anticipato, lo scrittore che mi ha “iniziata” al piacere della lettura è stato Dan Brown; sicuramente, il suo best seller, “Il codice da Vinci”, è il libro che più mi è rimasto nel cuore. Un altro grande autore che ho scoperto recentemente è Joel Dicker, di cui ho particolarmente apprezzato “L’enigma della camera 622”.

Con riferimento agli scrittori “classici”, amo molto Gabriele D’Annunzio, soprattutto nella sua versione poetica.

⁃ Quando e come ti sei avvicinata alla scrittura?

Credo che la scrittura, in qualche modo, faccia parte di me: è la forma artistica che più mi aiuta a esprimere e “buttare fuori” emozioni.

Sin da bambina, ho avuto una forte inclinazione (e fortunatamente dote) per quest’arte. Mi ricordo un episodio particolare: in quarta elementare, la nostra maestra di italiano ci affidò il compito di tenere, per un mese, un diario giornaliero. Da tale esperienza ho iniziato ad apprezzare i vantaggi e le potenzialità di mettere nero su bianco esperienze e stati d’animo: da quella volta non ho più potuto farne a meno.

⁃ Parlaci un po’ dell’idea e della nascita della tua pubblicazione.

Quando ho iniziato a scrivere il romanzo non pensavo nemmeno lontanamente alla sua pubblicazione, anzi non sapevo nemmeno se sarebbe mai giunto a termine. Infatti, le vicende di questo libro sono state molto particolari, in quanto ho portato avanti la trama in diverse trance, compatibilmente con esami di Stato e concorsi.

La sua pubblicazione è arrivata un po’ per caso, non era di certo il mio obiettivo iniziale. Fondamentali ai fini di questo passo sono stati mia mamma, mio cugino Cristian e alcuni cari amici, i quali mi hanno spinta a portare a compimento il mio lavoro.

⁃ Il tuo romanzo stimola la riflessione, cosa vorresti far arrivare o trasmettere a chi legge il tuo libro?

Sì, il mio romanzo, volutamente, è un po’ un thriller sui generis, perché, accanto a elementi tipici di questo genere (come suspense, misteri e segreti), ho voluto trattare argomenti più profondi. Alcuni di essi, come il bullismo, mi stanno particolarmente a cuore, in quanto vissuti e sperimentati in prima persona.

Tuttavia, l’opera non vuole trasmettere verità assolute; al contrario, il mio intento è quello di “piantare” un seme in ogni lettore al fine di far germogliare in lui/lei una propria e personale riflessione su una data tematica, proponendo anche diversi punti di vista.

⁃ Hai trovato qualche difficoltà durante la scrittura o nella fase di pubblicazione?

Sinceramente non ho trovato alcuna particolare difficoltà, eccetto i giorni in cui ero affetta dal cosiddetto “blocco dello scrittore”.

La fase un po’ più difficile, e forse anche la più monotona, è stata quella di revisione e correzione del testo, attività piuttosto ostiche se effettuate su un proprio scritto.

⁃ Scrivere ti ha aiutato, a livello personale, in qualche modo?

Scrivere mi aiuta molto, mi ha sempre aiutata molto; non solo a livello realizzativo ma anche, e soprattutto, emotivo.

Come già detto, la scrittura è per me fondamentale per esprimere sentimenti e situazioni che in altri modi non riuscirei a esternare. Questo strumento è stato fondamentale, in particolare, per rielaborare e prendere consapevolezza delle emozioni dolorose che sono seguite a un lutto (ho perso il papà a vent’anni) e alla tragica fine di un’importante storia d’amore. D’altro canto, attraverso il racconto manifesto anche la mia energia e la mia grande voglia di vivere e di confrontarmi con me stessa.

Insomma, chi mi conosce bene (ma molto bene!) può rintracciare ne “L’inferno dentro i suoi occhi” diversi tratti di me.

⁃ Cosa si prova a vedere pubblicato un proprio lavoro?

Certamente veder pubblicato un proprio lavoro, come può essere un libro, è una sensazione molto bella e soddisfacente; è una degna conclusione dell’impegno e della fatica spesi. Fa strano sapere che uno sconosciuto, ma anche un conoscente, stia leggendo un qualcosa “nato” nella tua intimità e che pensavi di tenere per te stessa.

Tuttavia, personalmente, la soddisfazione più grande l’ho vissuta attraverso il sollievo interiore che provavo mentre scrivevo. Infatti, a mio parere, la scrittura non deve essere utilizzata come un fine ma come un mezzo, uno strumento per esprimere il lato artistico ed emotivo.

⁃ Hai in previsione di pubblicare altri libri? Stai attualmente scrivendo qualcosa?

La mia idea sarebbe quella di scrivere (e forse pubblicare) altri libri, magari più di genere poliziesco.

In effetti qualcosa ho già in cantiere: sto delineando il profilo dei personaggi del nuovo romanzo e la trama di quest’ultimo. La mia idea sarebbe quella di realizzare una collana di libri incentrati sullo stesso protagonista, forse una PM, coniugando così anche i miei studi penalistici.

⁃ Ci sono dei consigli che vorresti dare a chi ti sta leggendo?

Più che dei consigli mi sento di esprimere un augurio. Spero, infatti, che il mio romanzo possa stimolare il lettore a una personale riflessione sulle varie tematiche trattate.

Inoltre, mi auguro che il libro possa raggiungere l’obiettivo che ricerco sempre quando m’immergo nella lettura: prendere una pausa dalla frenesia e dai problemi quotidiani.

⁃ C’è altro che vorresti aggiungere?

Vorrei ringraziare te, Debora, per il prezioso spazio che hai concesso a me e alla mia opera. Inoltre, un grazie va anche ai lettori che hanno apprezzato (o non hanno apprezzato) il mio romanzo, dandomi fiducia.

Buona lettura!

Per l’acquisto del libro di questa autrice, o per maggiori informazioni, potete trovare tutto quanto sui principali store del web e, nel mio articolo di qualche settimana fa, potete trovare trama e recensione.

Buona lettura!

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