Intervista allo scrittore Paolo Dal Canto

Paolo Dal Canto

Nato a Bergamo nel 1964 inizia a scrivere in prima elementare. Le sue prime opere sono i nomi di animali, di verdure e di frutta, ma passeranno un bel po’ di anni prima che questi suoi primi sforzi prendano le sembianze di qualcosa se pur lontanamente simile ad un’opera letteraria. Nel 1998 comincia a scrivere testi per la compagnia teatrale Operai del Cuore, della quale è regista, e ancora oggi per i Pensattori.

Del 2020 la sua prima pubblicazione con la casa editrice Mondo Nuovo, una raccolta di racconti dal titolo “L’UOMO LIVELLA”. A suo agio con la narrativa breve nel 2021 e 2022 escono con la stessa casa editrice altre due raccolte: “NON DIRMI CHE TI PIACE BARICCO” e “SPUTI”, per la quale si avvale della collaborazione dell’illustratore toscano Federico Quiliconi.

Lo stile di Dal Canto è irriverente, distopico, dissacrante, tragicomico e al limite del surreale, capace di emozionare e provocare. Accompagnato dal musicista Stefano Taglietti, in cambio di cibo e di un buon calice di vino, l’autore porta in giro per l’Italia folli reading teatrali per presentare le sue opere.

“IL LENZUOLO” è il suo primo romanzo.

Copertina del romanzo di Paolo Dal Canto

Ma ora conosciamolo meglio tramite questa breve intervista.
Riporto di seguito le sue risposte senza modifiche, tagli o aggiunte da me apportate.

⁃ Per iniziare, c’è qualcosa di te, del tuo carattere, delle tue passioni o della tua vita che ti piacerebbe condividere con noi?

Mi piace leggere e mi piace scrivere, mi piacciono il teatro, il cinema, e adoro la musica. Diciamo che sono una persona abbastanza riservata e timida e che forse è proprio attraverso il teatro prima e con la scrittura poi, che riesco a dare sfogo a quella parte di me che più mi piace ma che più faccio fatica a far emergere. Ho una splendida famiglia, una moglie scrittrice e “teatrante” e tre figli di cui sono estremamente orgoglioso.

⁃ Esistono uno o più libri o scrittori che hanno avuto una grande influenza nella tua vita?

Ci sono parecchi autori che hanno avuto un’influenza enorme sulla mia vita e ancora più grande sulla mia scrittura. Partirei da Jonathan Lethem che con la sua raccolta di racconti “L’INFERNO COMINCIA NEL GIARDINO” mi ha aperto al mondo della narrativa breve, dei racconti, e soprattutto mi ha insegnato che non ci sono limiti alla follia, alla creatività, basta credere in ciò che si scrive, e scriverlo bene. Di Lethem ho letto tutto, racconti, romanzi, saggi, così come ho letto tutto di Christopher Moore, altro autore che adoro e che ha influenzato il mio modo di intendere la scrittura. Di lui vorrei citare “IL VANGELO SECONDO BIFF” un romanzo a dir poco geniale, e “SACRE BLUE”. Di Moore sono incredibili oltre che la creatività e un forte senso dell’ironia, anche la serietà e il metodo con cui affronta ogni stesura di romanzo, con un lavoro di documentazione e studio di luoghi, epoche e costumi che rasentano quasi la perfezione. Ultimo romanzo che vorrei citare è “ANIMA” di Wajdi Mouawad, forse uno dei più bei romanzi che abbia mai letto.

⁃ Per quanto riguarda la lettura quali generi preferisci leggere?

Mi piace molto il genere dei thriller e dei gialli, soprattutto quelli scandinavi, che al loro interno, oltre a una grande dose di suspense, hanno sempre molta ironia. Mi piacciono poi i noir e i libri capaci di farmi ridere con intelligenza, dove la vita si presenta per quello che è, non bianco o nero, bene o male, ma carica di tante sfumature.

⁃ Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

La mia passione per la scrittura è nata con il teatro. Nel 1998 ho fondato insieme a un gruppo di attori una compagnia teatrale che portava in scena spettacoli originali che trattavano tematiche sociali importanti con uno stile tragicomico molto particolare e provocatorio e che riusciva a rendere più efficace il tipo di sensibilizzazione e di messaggio che volevamo portare. Io mi occupavo sia della regia che delle sceneggiature. Dopo anni di attività con spettacoli portati in tutta Italia, la nostra esperienza teatrale si è chiusa, diciamo per limiti di età, ma non la mia voglia di comunicare, di provocare, e da lì ho iniziato a scrivere racconti e poi, di recente, il mio primo romanzo.

⁃ Com’è nata l’idea del tuo libro? Parlaci un po’ della nascita della tua pubblicazione.

Dopo aver pubblicato tre raccolte di racconti, sempre più sentivo la necessità e la voglia di cimentarmi con qualcosa di più strutturato, un’unica storia che potesse catturare il lettore dall’inizio alla fine del libro. Ho fatto vari tentativi, uno peggio dell’altro, pieni di banalità, di grandi pessime idee, non sapevo più dove sbattere la testa, avevo bisogno di un’idea, un’idea “neutra” che non fosse troppo piena già di messaggi da voler a tutti costi lanciare, che non fosse già scritta nella mia mente, e un giorno, steso sul mio letto, nascosto sotto le lenzuola, mi son detto, okay, parti dalla prima cosa che ti viene in mente, ero sotto il lenzuolo, la realtà fuori ovattata, opaca, filtrata… IL LENZUOLO! E lì la mia testa è partita: cos’è un lenzuolo, a cosa serve, come può essere usato, che significati può acquisire? E ho cominciato a scrivere.

Trama del romanzo “Il lenzuolo”

⁃ Quanto tempo è passato dall’idea del libro alla sua pubblicazione?

In realtà non ci ho impiegato molto, circa un anno. In sei mesi ho fatto una prima stesura, poi l’ho rielaborato asciugandolo e cercando di renderlo più efficace e diretto possibile, e poi c’è stata tutta la fase di rilettura e correzione. Credo di averlo riletto almeno un centinaio di volte prima di proporlo all’editore, e ogni volta cambiavo qualcosa. In questa parte del lavoro mi sono fatto affiancare da una editor mia amica, Elena Lozza, che mi ha insegnato tantissimi segreti dell’arte dell’editing.

⁃ Come descriveresti, in poche parole, i protagonisti del tuo romanzo?

Per quanto il romanzo sia per molti aspetti surreale, i personaggi credo siano molto umani. Ognuno porta dentro di sé fragilità, debolezze, punti di forza, ognuno manifesta i suoi limiti e affronta la vita con la consapevolezza dell’incertezza del domani. Sono personaggi veri, nei quali potersi identificare nel bene e nel male, pieni di sfumature e con i quali non è poi così difficile entrare in sintonia.

⁃ Il tuo libro tratta temi forti, c’è qualcosa che vorresti “arrivasse” a chi lo legge?

In realtà credo che mi piacerebbe arrivasse che nella vita e dalla vita ci possiamo aspettare di tutto, che non possiamo mai prevedere da chi ci arriverà il male e tanto meno il bene, e che per vivere pienamente bisognerebbe essere sempre pronti a ricevere, a dare, ad accettare e anche a rifiutare. All’inizio del libro ho volutamente calcato la mano, la scena delle violenza non ha filtri, è forte, disturba, ma prepara anche il terreno a tutto ciò che arriverà dopo. Per certi aspetti è una scena autoconclusiva, qualcosa si è spezzato per sempre, eppure è proprio da lì che tutto ha inizio, è un seme da cui tutto poi germoglia.

⁃ Hai in previsione di pubblicare altri libri? Stai attualmente scrivendo qualcosa?

Sto scrivendo racconti che prendono spunto di volta in volta da fatti cronaca, qualcosa succede e io lo traduco in racconto, e poi sto pensando di scrivere un secondo capitolo de IL LENZUOLO, continuare la storia e vedere questa volta dove mi porta.

⁃ Ci sono dei consigli che vorresti dare ad aspiranti scrittori/scrittrici? O a chi sta leggendo questa intervista?

Io leggo tantissimo, e questo è il primo consiglio. C’è sempre tanto da imparare dagli altri scrittori, nel bene e nel male, e poi scrivere, scrivere sempre, tenersi in esercizio. E infine c’è una cosa che mi preme molto dire: sempre più spesso mi capita di leggere racconti e romanzi fortemente autobiografici, nel senso che il protagonista è proprio lo scrittore stesso, oppure racconti o romanzi dove lo scrittore si rende presente in modo esplicito dichiarando il proprio punto di vista, la sua visione del mondo. Ecco, a mio parere questa scelta di palesarsi ai lettori in modo così diretto rischia di indebolire quella che è la forza o il messaggio di ciò che scriviamo. Credo che dovremmo avere più fiducia nei lettori, in grado loro stessi di arrivare a delle conclusioni che non devono essere per forza le nostre, e quindi penso sarebbe meglio per chi scrive non essere troppo presente con i propri pensieri, la propria visione delle cose, ma piuttosto affidare la propria storia, i propri vissuti a personaggi altri, ad altre storie, che così possono colorarsi di altre sfumature e probabilmente dare ai lettori e a noi stessi qualcosa di più di quello che volevamo e  pensavamo di poter dare.

⁃ C’è altro che vorresti aggiungere o di cui vorresti parlarci?

Vorrei solo ringraziare, ringraziare la casa editrice Mondo Nuovo che mi sta accompagnando sin dall’inizio della mia avventura letteraria in un modo eccezionale. Sento molti scrittori lamentarsi dei loro rapporti con le case editrici, scrittori che per questo scelgono il self publishing… io personalmente mi ritengo fortunato e considero davvero preziosa la mia collaborazione con questa casa editrice che sempre mi ha sostenuto e che sempre mi offre servizi e consigli per lavorare al meglio. Ringrazio poi due persone davvero importanti per questa mia attività: Stefano Taglietti, musicista che sin dall’inizio mi accompagna con i suoi strumenti nelle presentazioni rendendole ogni volta qualcosa di nuovo e di unico, e l’illustratore Federico Quiliconi che con i suoi disegni e le sue copertine rende sempre più belle ed efficaci le mie opere.

Per l’acquisto del libro di questo autore, o per maggiori informazioni, potete trovare tutto quanto sui principali store del web e, nel mio articolo di qualche giorno fa, potete trovare trama e recensione.

Buona lettura!

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