Giornalista in testate di rilievo locale e nazionale, sia cartacee che online, divenendo capo sezione, caporedattore e direttore di giornale, fino a fondare un proprio magazine.
Il mondo dell’occulto e del mistero è da sempre la sua passione fino a farne una professione.
In un nuovo capitolo della sua vita, dopo studi approfonditi, diventa Counselor Olistico e Sistemico Relazionale, e successivamente facilitatore in Costellazioni Familiari e Sistemiche, avviando un’attività professionale ricca di esperienze emotive ed empatiche, che lo vede attualmente attivo in alcune regioni italiane oltre che nella sua città.
Sin dal suo primo romanzo “Il Palazzo delle Ombre”, è stato definito come il Maestro del Mistero, per la sua innegabile capacità di rendere plausibile per tutti ciò che forse non lo è.

Ma ora conosciamolo meglio tramite questa breve intervista.
Riporto di seguito le sue risposte senza modifiche, tagli o aggiunte da me apportate.
⁃ Per iniziare, c’è qualcosa di te, del tuo carattere, delle tue passioni o della tua vita che ti piacerebbe condividere con noi?
Innanzitutto permettimi di salutare i tuoi lettori e di ringraziarti per lo spazio che mi dedichi.
Il mio carattere: sono una persona gioviale che ama avere un rapporto cordiale con tutti. Sono, però, anche riservato, il che mi porta a non svelarmi con semplicità e sopratutto non con tutti. Procedo per gradi, man mano che cresce la sintonia con le persone, apro porte verso zone più profonde di me e il rapporto migliora qualitativamente.
Passioni: mi piace leggere molto e ritagliarmi spazio per poterlo fare. Va da sé che mi piace altrettanto scrivere e vorrei tanto avere del tempo pressoché infinito per poterlo fare.
Adoro l’aspetto godereccio della vita, il che mi porta ad esaltare i così detti vizi, che non vedo come nulla di “peccaminoso”, bensì come il sale della vita. Non sono tanti, né il mio stile costante di vita, ma questo li rende ancor più da vivere appieno, quando me li concedo.
⁃ Esistono uno o più libri o scrittori che hanno avuto una grande influenza nella tua vita?
Beh, ne esistono tanti. Ad un certo punto della mia vita, precisamente in tarda adolescenza e prima gioventù, mi sono concesso di fare un salto definitivo nel piacere della lettura, che prima vedevo come una sorta di imposizione in un contesto scolastico. Non so descriverti il perché o cosa davvero accadde, ma di colpo compresi che la lettura fosse davvero autentica evasione e libertà, che sembra una frase fatta, ma quando lo senti nel profondo diventa meraviglia e fascinazione.
Nel mio viaggio di lettore, che mi porta a toccare mete sempre nuove, non posso scordare Tolkien, Zafón, Poe, P.Dick, Asimov, Robert A. Heinlein, Richard Matheson, Stephen King, David Mitchell, Dan Simmons… la lista è davvero infinita perché mi piace spaziare ovunque voglia, e trovo scrittori interessanti che mi lasciano sempre qualcosa di prezioso che si sedimenta in me. In qualità di lettore mi piace vivere la storia e lasciarmi trasportare nei mondi raccontati: sono una spugna di emozioni, e ne faccio tesoro per la mia vita di ogni giorno e per quella di scrittore, che di fatto si compenetrano.
⁃ Per quanto riguarda la lettura quali generi preferisci leggere?
In realtà vado molto a periodi, ma l’uno non estingue l’altro. Mi piace molto il mistero, ma anche il romanzo storico. Spazio nella narrativa e tocco anche quei romanzi che non hanno un messaggio particolare da decifrare, ma la complessa comunicazione di un episodio a sé. Ogni tanto mi concedo un fantsy di qualità, ma anche un horror come si deve. E non dimentico i classici, seppur centellinati. Anche se non sono particolarmente incline a leggere i bestseller preconfezionati ad arte, ogni tanto lo faccio… e spesso mi chiedo come diavolo facciano a vendere milioni di copie.
Non ritengo la figura dello scrittore come quella di una sorta di santone che debba istruire le masse, ma penso che ogni scrittore abbia la missione di donare emozioni, di qualunque genere siano.
⁃ Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?
A parte i primi acerbi componimenti scritti sotto il banco di scuola in piena adolescenza, intorno ai 20/25 anni è maturata l’idea di scrivere perché ero convinto di saperlo fare. Da lì ho incominciato a seguire corsi, spesso molto interessati e costosi, che mi hanno permesso di ampliare le mie competenze e di comprendere che non sapevo davvero scrivere, ma imbrattare fogli con veemenza. Questa consapevolezza mi ha bloccato: avevo ormai molta teoria che non sapevo più mettere in pratica. Da quel momento ne è trascorso davvero tanto di tempo, ma di colpo, complice un periodo non buono per molti versi compreso quello lavorativo, è scattata definitivamente la molla dello scrittore. Più precisamente durante un triennio formativo in counseling e costellazioni familiari, che poi è anche diventata la mia via professionale parallela alla scrittura, ho avuto modo di scendere nel profondo: un viaggio nei miei abissi interiori. Annientando recinti e muraglioni da me creati, è giunta in purezza una voce interiore, un vero e proprio canto dell’anima, e ha riportato alla mente e al mio sentire ciò che era ormai ben nascosto… ed eccomi qui, scrittore a tempo pieno.

⁃ Com’è nata l’idea del tuo libro? Parlaci un po’ della nascita della tua pubblicazione.
Si tratta di un’opera prima, il che vuol dire, come molti sapranno, che non sempre è supportata da chiarezza sin dall’inizio. E infatti ho iniziato a scrivere con l’intento di buttare giù su carta qualche idea per organizzare un racconto, o forse una serie di racconti. In realtà, in circa dieci mesi, ho prodotto settecento pagine, piene di errori e ripetizioni, ma era comunque tanta roba e piuttosto corposa. La strutturazione di un romanzo è venuta in un secondo momento, stupefatto di tanta grazia creativa. Ecco come è nato il mio non romanzo, e come ha preso spazio con prepotenza per diventarlo.
⁃ Quanto tempo è passato dall’idea del libro alla sua pubblicazione?
Dieci mesi per la prima stesura, il lockdown per i tagli e le numerose riscritture. Poi i tempi tecnici in cui non ho avuto alcuna risposta dalle case editrici. Sapevo che ciò che avevo prodotto era di ottima fattura (se non ci avessi creduto per primo io, chi altro avrebbe mai dovuto crederci?), e allora ho perseverato contattando agenzie e agenti letterari, con preventivi stratosferici che non davano alcuna certezza di rappresentanza. Non voglio sparare a zero su queste categorie, sono tutti professionisti, molti dei quali di alta caratura, ma non posso affermare che siano economici.
E di colpo è arrivata la mia occasione nel luglio del 2022, proprio nel momento in cui mi ero deciso di tentare l’autopubblicazione su Amazon. Dico sul serio, avevo caricato il manoscritto e avevo incominciato l’impaginazione: ma non era il mio destino, perché un’agenzia letteraria e una casa editrice seria, che non chiede alcun contributo all’autore e che ti garantisce un contratto con parametri eccellenti per un neo scrittore, mi attendevano. Delle volte capita… ed è la tua occasione e non puoi non coglierla.

⁃ Perché hai deciso di ambientare il tuo romanzo a Roma?
Perché è la mia città. La amo molto e sono certo che abbia grande ascendente anche nel mondo. È ricca di tutto, storia, mistero, fascino, meraviglia, abbandono, decadenza, energia millenaria, morte e resurrezione. Se sei nato a Roma e hai avuto la fortuna di conoscerla e apprezzarla sin da bambino, porti nel tuo DNA quello della tua città. È un’eco che viene da molto lontano e ti conferisce quell’aria scanzonata di chi ha già visto e sentito tutto: l’Impero, la Roma dei Papi, i lanzichenecchi, Napoleone, Mussolini e Hitler. È passato tutto di qui, e alla fine è rimasta lei, una capitale enigmatica, sorniona, impreparata, che è mamma e amante, con il piglio di grandissima prostituta.
⁃ Come riassumeresti, in poche parole, i protagonisti del tuo romanzo?
La trama è complessa e vede tre protagonisti principali con una serie di personaggi che hanno comunque il loro valore narrativo. I protagonisti sono Norman, erede di un’ingente somma di denaro e di un palazzo storico a due passi da Piazza Navona; Il capitano dei carabinieri Filippo Donati e Marta, una giovane studentessa di psicologia. Sono tre trame differenti che pian piano trovano il loro punto d’incontro. Ogni personaggio compie un percorso di consapevolezza che lo porta a cambiare nell’arco del romanzo: è questo il cuore del libro. Ovviamente succede di tutto, ma per avere le idee chiare occorre leggerlo completamente.
⁃ Hai in previsione di pubblicare altri libri? Stai attualmente scrivendo qualcosa?
Sì, ho diverse idee raccolte e un paio di romanzi che stavo scrivendo prima della firma del contratto. Ora sono concentrato sul nuovo lavoro, ma non ne parlo ancora apertamente.
Invece posso dirti che i romanzi per il momento lasciati in attesa, verranno presto ripresi: non tralascio nulla, non dimentico nulla e voglio dargli compiutezza, con la speranza che giungano alla stampa in tempi non troppo lunghi, e che siano un successo, come e più di quelli precedenti.
⁃ Ci sono dei consigli che vorresti dare ad aspiranti scrittori/scrittrici? O a chi sta leggendo questa intervista?
Consigli ce ne sono tanti, e spesso validi. So per esperienza che è utile ascoltarli, ma spesso e volentieri le persone continuano a fare il loro corso, anche se gli è stato detto e consigliato il meglio.
Però mi sento di dire una cosa sulla scrittura: bisogna studiare e capire come scrivere. Poi bisogna attendere che gli insegnamenti si sedimentino e producano il proprio stile. Sono processi che possono essere anche lunghi, come immediati, nessuno può saperlo a priori. Ma l’importante è perseverare e crederci sempre. Il mondo dell’editoria non è meritocratico né è strutturato per dare spazio ai talenti, per questo motivo le uniche certezze granitiche devono essere le proprie, solo così si entra nell’ipotesi di essere considerato in qualche modo… parlo di ipotesi, perché gli step sono lunghi e tortuosi, al limite dell’esasperazione. Ma la volontà e la perseveranza può portare all’occasione, più unica che rara, di andare a dama e riuscire a concretizzare i propri sogni: bisogna, però, essere pronti e non lasciarsela sfuggire, perché potrebbe essere l’unica.
⁃ C’è altro che vorresti aggiungere o di cui vorresti parlarci?
Sì. ho sentito dire dire che gli scrittori che riescono a vivere di sola scrittura, intendo come lavoro e relativa remunerazione, sono davvero pochi. Io non darei peso a queste frasi realistiche, ma preconfezionate. Io credo fermamente che anche se sono pochi, non è scritto da nessuna parte che tra quei pochi non ci sia un posto anche per te.
In Ultimo volevo informare tutti che sta partendo “Il Palazzo delle Ombre – On Tour 2023”, che mi porterà a presentare il mio romanzo a Roma e in giro per l’Italia. L’inizio è con il botto: la presentazione del romanzo al Salone Internazionale del libro di Torino: giovedì 18 maggio alle ore 15.00 presso lo stand (Padiglione 3 – Stand P28 – Q27).
Poi la settimana successiva, sabato 27 maggio, lo presenterò a Recanati (Marche) alle ore 10.30 presso la Mediateca comunale, evento patrocinato dal Comune.
In seguito arriveranno nuove date e nuovi orizzonti…
Debora, ti ringrazio di cuore per questa intervista e per lo spazio che mi hai dedicato. Un saluto a tutti i lettori, che so essere molti.

Per l’acquisto del libro di questo autore, o per maggiori informazioni, potete trovare tutto quanto sui principali store del web e, nel mio articolo di qualche giorno fa, potete trovare trama e recensione.
Buona lettura!