Intervista all’autrice Marta Brioschi

Nata a Milano nel 1967, single di ritorno con tre figli, vive a Bolzano. Laureata in Economia e Commercio, dopo il liceo classico. È da sempre appassionata di libri, viaggi, cinema e culture orientali. Viaggia moltissimo, ultimamente soprattutto perché le due figlie femmine vivono all’estero. Per diletto traduce dall’inglese i sottotitoli per serie TV asiatiche, che le hanno fornito l’ispirazione per questo libro. Si è avvicinata alla scrittura per una scommessa persa con il figlio durante il lock-down e si è così accorta di divertirsi parecchio a creare personaggi e situazioni.

Ma ora conosciamola meglio tramite questa breve intervista.
Riporto di seguito le sue risposte senza modifiche, tagli o aggiunte da me apportate.

⁃ Per iniziare, c’è qualcosa di te, del tuo carattere, della tua vita o dei tuoi ideali che ti piacerebbe condividere con noi?

Prima di tutto, sono una persona estremamente curiosa, appassionata di psicologia e antropologia e una viaggiatrice compulsiva. Sono anche un’idealista, che piange ogni volta che ascolta Imagine di John Lennon, sognando un mondo finalmente in pace dove la diversità di ogni tipo sia universalmente accettata e riconosciuta come patrimonio e non più temuta e avversata. Ho tre figli ormai grandi di cui sono orgogliosissima, due dei quali vivono all’estero e vivo da sola con due cani e un gatto. Un’ultima curiosità, non posso fare a meno di ascoltare musica. La musica (a parte la Trap ascolto di tutto) ha un impatto fondamentale sul mio umore e la mia creatività e dunque l’ascolto anche mentro leggo o scrivo (in questo caso però solo classica o jazz). Tra i miei hobby annovero sicuramente la lettura, a parte i viaggi di cui parlavo prima, e la traduzione di sottotitoli per serie asiatiche, amore che mi ha condotto alla “creazione” del mio investigatore-per-caso Mae Son-Jun.

⁃ Esistono uno o più libri o scrittori che hanno avuto una grande influenza nella tua vita e nel tuo stile di scrittura?

Fra i tanti che amo, partendo dall’infanzia, sicuramente Gianni Rodari, poi Italo Calvino, Elsa Morante, Oscar Wilde e per la scrittura di gialli Agatha Christie, naturalmente.

⁃ Per quanto riguarda la lettura quali generi preferisci leggere?

A parte i gialli, soprattutti quelli classici, saggi di filosofia, di psicologia, storia, geopolitica e narrativa generale. Rileggo anche i grandi classici dell’800/’900. Ultimamente ho riletto le opere di Jane Austen.

⁃ Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

Ai tempi del liceo. Scrivevo però per me stessa. Scrivendo, elaboravo le mie emozioni, per sfogare frustrazioni e dolore, ma anche per conoscermi meglio.

⁃ Com’è nata l’idea del tuo libro? Parlaci un po’ della nascita della tua pubblicazione.

È nata durante il lockdown grazie a una scommessa con mio figlio che mi ha sfidato a scrivere una storia gialla come quelle che amiamo vedere sullo schermo. Ecco perché l’ho pensata come una storia ad immagini, altamente immersiva. Il protagonista, per esempio, l’ho immaginato come fosse impersonato da un famoso attore sudcoreano, Jang Keun Suk di cui avevo recentemente visto una serie tv proprio con mio figlio.

⁃ Quanto tempo è passato dall’idea del libro alla sua pubblicazione?

Ho iniziato a inizio aprile e ho terminato poco prima di Natale, l’idea era infatti di stamparne solo poche copie come strenna natalizia per familiari e amici, poi però l’entusiasmo di chi aveva letto il libro mi ha convinto a pubblicarlo con una casa editrice. 

⁃ I tuoi personaggi sono completamente inventati o qualche aspetto del loro carattere o della loro vita assomiglia a qualche tuo conoscente?

Tutti i miei personaggi sono frutto di un impasto. C’è di fondo la mia immaginazione, ma ciascuno di loro conserva tratti e modismi di persone che conosco o ho incontrato e mi hanno lasciato una profonda impressione. In qualcuno c’è anche qualcosa di me, naturalmente. Ci sono anche pezzetti di dialoghi che ho preso quasi di peso da dialoghi reali cui ho partecipato o ho ascoltato.

⁃ Cosa vorresti far arrivare a chi legge il tuo romanzo? E su cosa vorresti che il lettore si soffermasse?

Nel libro c’è una domanda centrale cui ho cercato di rispondere: quanto dell’eredità sociale, economica e psicologica (in termini di conflitti, traumi ed omissioni) passataci dalla famiglia di origine condiziona le nostre scelte per il futuro? Mi piacerebbe che i lettori ci riflettessero ed elaborassero una propria risposta e anche, magari, che la condividessero con me o sui miei social. Credo sia una domanda importante che ci riguarda tutti e sono convinta che conoscere la nostra personale risposta sia importante per la nostra crescita personale, mentre spesso è una consapevolezza che ci manca. Ha a che fare con l’autodìterminazione e ciò che invece chiamiamo destino. Quanto siamo veramente consapevoli delle nostre scelte? Questo è un tema che mi interessa molto e che infatti ho sviluppato anche nel secondo libro della serie I MIsteri di Mae Son-Jun, “Il Gioco delle Ombre.”

⁃ Secondo la tua esperienza, scrivere può aiutare a riflettere su aspetti della propria vita?

Certamente. Scrivere ci aiuta a osservarci con distacco. Impariamo a conoscerci meglio nel momento in cui ci raccontiamo per iscritto (e lo facciamo anche se scriviamo di altro, anche quando descriviamo mondi fittizi), e poi impariamo anche quando andiamo a rileggere ciò che abbiamo scritto in passato. È allora che ripercorriamo la strada fatta per arrivare a ciò che siamo diventati e possiamo unire i puntini, cioè ricostruire le tappe della nostra evoluzione, acquisendo nuove consapevolezze.

⁃ Hai altre idee, progetti o libri in via di sviluppo?

Certo, a metà novembre uscirà un nuovo romanzo giallo con Be Strong Edizioni intitolato “Ferite a Fior di Labbra”. Questo romanzo non fa parte della serie con protagonista Son-Jun e parla di un tema che mi ha toccato personalmente in varie forme: la violenza psicologica e i traumi a essa collegati. Poi la primavera prossima uscirà invece “Ballo in Fa Minore”, una nuova avventura del mio protagonista sudcoreano, che questa volta sarà impegnato con una misteriosa morte al Teatro dell’Opera di Budapest.

⁃ Ci sono dei consigli che vorresti dare ad aspiranti scrittori/scrittrici? O a chi sta leggendo questa intervista?

Non mi sento nella posizione di dispensare consigli a chicchessia, ma se qualcuno sente di avere una storia da raccontare, non la tenga dentro. Ci provi. Provarci è di certo la cosa migliore. Al peggio, alla fine avrà scoperto qualcosa di se stess* che non sapeva prima.

⁃ C’è altro che vorresti aggiungere o di cui vorresti parlarci?

Per conoscermi meglio potete trovarmi in instagram come marta.brioschi_official oppure leggere i miei articoli sul blog unpodiraplapla.blogspot.com e se avete ulteriori curiosità, non esitate a contattarmi, sarò lieta di rispondervi!

Per l’acquisto d libro di questa autrice, o per maggiori informazioni, potete trovare tutto quanto sui principali store del web e, scorrendo tra i miei articoli precedenti, potete trovare l’articolo con trama e recensione.

Buona lettura!

Un pensiero riguardo “Intervista all’autrice Marta Brioschi

  1. Nella scienza si constata che i geniali danno il meglio di loro entro il 26simo compleanno e citano Einstein e Haisemberg, due illuminanti in campi distinti della fisica: regola non applicabile alle arti e questa autrice ne dà conferma 😊

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